Errore 404: il tuo sito non esiste (e tu?)

Un tempo si diceva “Se non sei su Internet non esisti”, oggi suona meglio “Se esisti non puoi non essere su Internet”.
D’altra parte non è raro vedere un nativo digitale cercare qualcosa scrivendo direttamente nella casella di ricerca di Facebook.

La reazione della piccola azienda, dello studio professionale o del singolo professionista è una e ovvia: “Mi faccio il sito!” (o la pagina Facebook).

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Fino a qualche anno fa questo era il momento in cui iniziavano i problemi: aprire e gestire lo spazio web, registrare il sito e crearne struttura e contenuti provocava forti mal di testa e risultati letteralmente inguardabili.

Oggi non è più così: con un po’ di pazienza e qualche decina di euro chiunque può procurarsi un sito web più che dignitoso. Anche i casi più gravi di analfabetismo informatico non sono un problema se si dispone di un amico “smanettone”.

L’ostacolo dei testi è superato attingendo a piene mani a quanto disponibile in rete o clonando la brochure aziendale. Accantonando i timori di violazione del copyright, che per i testi delle presentazioni aziendali è statisticamente nullo, si riesce con poca fatica ad “andare online”.

E il lancio pubblicitario? Google e Facebook forniscono strumenti “fai da te” che consentono un controllo accurato dell’investimento e permettono di sperimentare quasi in tempo reale le idee e strategie. Inoltre mettono a disposizione consulenti per sviluppare soluzioni pubblicitarie su misura.

Lo scenario è indubbiamente roseo e lo diventa ancor di più se si considera che, soprattutto per le entità medio-piccole, la facilità d’accesso agli strumenti di misura dei risultati raggiunti funziona da antidoto per le fumose promesse dei costosi consulenti pubblicitari sopravvissuti agli anni ’90.

Naturalmente c’è un problema.

Avere un sito web di buona qualità è un obbligo e non un vantaggio competitivo.

E’ come il vestito per una cena di gala: si nota se non è all’altezza di quello che indossano gli altri invitati (e ovviamente se manca del tutto) ma non sortisce quasi alcun effetto se elegante e alla moda.

Ovviamente c’è una soluzione, che è…

No, in questo caso non ci sono soluzioni preconfezionate ma solo qualche suggerimento.

  1. Decidere il livello della propria presenza sul web: nonostante quello che raccontano i venditori di soluzioni (qualsiasi esse siano), non tutti sono obbligati a fare il salto nel web 2.0. Un’azienda o uno studio professionale può scegliere di utilizzare la Rete solo come vetrina, limitandosi a fornire informazioni sui servizi e i prodotti offerti.
  2. Un approccio più moderno si basa sull’ormai noto concetto di “produrre contenuti interessanti“. In questo caso è fondamentale capire di quali risorse si dispone per evitare casi simili a quello descritto nel racconto “La triste storia delle notizie sul sito”.
  3. Un ulteriore salto nel presente consistere nel tuffarsi, senza salvagente, nel mare dei social media e del dialogo totale con i (potenziali) clienti. Fare questa scelta obbliga a:
    • evitare follie come costringere tutti i dipendenti a iscriversi a Facebook, inserendo tra gli amici la pagina ufficiale dell’azienda e invitando parenti e conoscenti a fare altrettanto;
    • cercare il supporto di figure esterne in grado di accompagnare l’azienda su un percorso, inevitabilmente lungo e impegnativo, di definizione e mantenimento di una solida “presenza digitale”; non è necessario rivolgersi a costosissimi “guru” ma occorre certamente qualcuno con esperienza e una minima impostazione teorica.
  4. Se l’azienda ha una caratteristica unica, sia essa prodotto o servizio, che la distingue nettamente dai concorrenti, si può allora incentrare esclusivamente su di essa la strategia della presenza web. Questa soluzione ha il vantaggio di essere meno impegnativa e lo svantaggio di non essere sempre applicabile. Anche in questo caso occorre un aiuto esterno, soprattutto perché è difficile che proposte originali e di qualità nascano all’interno dell’azienda.
    E’ da sottolineare che non si tratta del caso in cui il consulente pubblitario di turno è talmente bravo da riuscire a trovare la “caratteristica unica” in qualsiasi cliente gli capiti a tiro.
  5. Indipendentemente dalla strategia scelta, il sito deve essere impeccabile; utilizzando i social media i margini di manovra ed errore sono molto ridotti ma po’ d’attenzione è comunque necessaria, ad esempio per evitare psichedelici accostamenti di colori.

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